Sant’Antonio di Ranverso e Santa Maria in Latronorio a Varazze. Il Cristo di pietà, suggestioni iconografiche tra Liguria e Piemonte.

Camillo Procaccini. La bottega tra innovazione e tradizione nella Milano di inizio Seicento.
1 Marzo 2023

Sant’Antonio di Ranverso e Santa Maria in Latronorio a Varazze. Il Cristo di pietà, suggestioni iconografiche tra Liguria e Piemonte.

SANT’ANTONIO DI RANVERSO E SANTA MARIA IN LATRONORIO A VARAZZE

IL CRISTO DI PIETA’ – SUGGESTIONI ICONOGRAFICHE TRA LIGURIA E PIEMONTE

Lavorando al progetto Arte e Medioevo, relativo allo studio e censimento delle pitture medievali realizzate in Liguria ed in Piemonte nel Duecento, Trecento e Quattrocento, la scoperta di una ripresa di un rarissimo tema iconografico merita un approfondimento.

I due pittori distanti nello spazio e nel tempo si dedicano allo sviluppo della scena con il Cristo di Pietà con sorprendenti vicinanze formali e nella invenzione pittorica.

Il primo è Bartolomeo Pellerano da Camogli, ovvero il Maestro della Croce di Santa Maria in Latronorio ai Piani d’Invrea, attivo nella prima metà del Trecento, con diverse opere a lui attribuite con buona sicurezza, a Genova ed a Savona.

L’opera in esame è il retro della Croce Epistografica ancora oggi conservata nella chiesa di Varazze e risalente intorno agli anni Quaranta del Trecento. Il Cristo è in piedi sorretto dalla Vergine ed immerso dal bacino in giù nel lavatoio in marmo. Le mani conserte mostrano le ferite procurate dai chiodi e sul costato è visibile la ferita da cui sgorga ancora il sangue. La testa reclinata ed il corpo emaciato da cui si possono distinguere le ossa dello sterno sotto alla pelle ormai trasparente, rivelano un cadavere ancora caldo per la morte appena avvenuta. Il pittore inventa la soluzione di mostrare i vari strumenti della passione appesi o appoggiati al braccio orizzontale della Croce ancora in piedi, che svolge anche la funzione di quinta scenografica. Nel Trecento genovese e nelle raffigurazioni toscane o giottesche, quindi prima di Bartolomeo Pellerano, non si registrano simili rappresentazioni del Cristo di Pietà. Simone Martini ad Avignone si dedica al medesimo soggetto, ma con la semplice rappresentazione in stile gotico, con fondo oro, di un Cristo nudo e sofferente.

Giacomo Jaquerio in una datazione intorno al 1410, nel presbiterio della Chiesa di Sant’Antonio di Ranverso oltre agli altri brani dedicati a diversi temi, si concentra sulla figura del Cristo di Pietà. Nella sua invenzione sembra conoscere il precedente di Varazze, risalente almeno ad 80 anni prima. Non è presente la Vergine, ma il Cristo è in piedi allo stesso modo, sorretto dal braccio verticale della Croce ed immerso nel lavatoio in marmo sempre dal bacino in giù. Le braccia hanno la stessa posizione con in evidenza i buchi dei chiodi , mentre sul costato la ferita gronda ancora piccoli fiotti di sangue. La somiglianza diviene evidente nella raffigurazione del braccio orizzontale della Croce, con gli strumenti della passione appesi o appoggiati ad esso.

Rispetto alla scena di Varazze, si individua nel Jaquerio una adesione formale alla composizione, ma un aggiornamento pittorico che lo attualizza in un tempo moderno, con evidenti richiami alla pittura di inizio Quattrocento, distinguibile anche nella attenzione per i particolari, tipico della cultura fiamminga o borgognona. Il gallo in alto è talmente vero che sembra in procinto di spiccare il volo, mentre la canna che regge la spugna sulla destra è tratta sicuramente dal vivo, considerando la cura nella riproduzione delle foglie e dello stelo.

La scena si ripete dunque pressoché identica nelle due rappresentazioni figurative in territori distanziati geograficamente e soprattutto con un salto temporale quasi di un secolo.

Nel corso del Trecento e del Quattrocento molti sono stati i casi di commistione culturale e pittorica tra Liguria e Piemonte, terre vicine e da sempre in forte contatto. Gli stessi pittori si spostano con facilità come dimostrano le figure di Andrea de Aste, ovvero il Maestro di Incisa Scapaccino, esclusivamente attivo a Genova, Antonio da Monregale che lavora a Triora, il Maestro di Bastia d’Albenga presente anche ad Ormea, il Maestro di Roccaverano che opera a Murialdo, pittori anonimi a cui il presente progetto persegue l’obiettivo ambizioso di attribuirne un nome certo. Infine il caso più eclatante, il ciclo affrescato di San Nicolò a Bardineto, accostato con cautela alla figura di Dux Ajmo, pittore pavese, ma presente a Lungo in Piemonte. Le pitture di Bardineto rappresentano l’esperienza più alta del Gotico Cortese in territorio ligure, seppur di confine.

Ai numerosi esempi di contaminazione pittorica tra Liguria e Piemonte deve annoverarsi quindi anche la particolare scena del Cristo di Pietà inventato a Varazze e ripreso a Ranverso, molto tempo dopo.

Foto delle due raffigurazioni con Cristo di Pietà nel link opere dal menu principale, sotto il nome di Giacomo Jaquerio e di Bartolomeo Pellerano da Camogli