GIOVANNI FRANCESCO BIANCARO detto IL RUSCONE
Madonna con il Bambino in trono con angeli e i Santi Stefano e Sebastiano
Olio su tela
1575
Chiesa di Santo Stefano – Castelnuovo Calcea (AT)
La pala è databile certamente al 1575 per la scritta che compare sul cartiglio su cui posa la mano il putto seduto sull’erba.
La composizione appare particolarmente equilibrata con i personaggi che sono inseriti sapientemente nello spazio. La Vergine seduta è abbigliata da una veste rosa di raffinata eleganza e da un manto grigio che la avvolge nelle gambe ed in vita. Il Bambino trattenuto nel movimento spigliato, sembra porgere uno stelo di rosa al Santo protomartire sulla sua destra. I due protagonisti sono assisi su di una sorta di doppio scalino in pietra che assume la dignità del trono grazie al drappo steso dai due putti volanti alle loro spalle. L’invenzione è tipica della scuola vercellese seguita alla lezione di Gaudenzio Ferrari, e colta certamente da Ottaviano Cane, Maestro del Biancaro. A destra ed sinistra compaiono due squarci di paesaggio con monti brulli sullo sfondo. Santo Stefano risulta particolarmente riuscito nella descrizione della stola colore ocra e della dalmatica colore arancio. Sulla destra tiene la palma del martirio mentre a sinistra stringe un libro. Il San Sebastiano è colto nel momento del massimo tormento in cui le frecce gli perforano il corpo in più punti. Il colore chiaro e funereo della pelle verrà ripreso nel San Giovanni Evangelista della Natività mentre il putto seduto in basso che porge le rose al Bambino mediante un’ampolla con acqua, evidenzia precocemente le ali rossicce che saranno un tratto saliente nelle opere del Maestro.
La particolare qualità della pala, la giusta composizione ed il perfetto equilibrio cromatico ed anche una certa ricercatezza tecnica, come l’acqua dell’ampolla in mano al putto, accanto ad una evidente considerazione della pittura prima gaudenziana e poi vercellese, fanno ritenere che il lavoro sia stato realizzato con la vicinanza fattiva del Maestro Ottaviano Cane. L’ipotesi è avvalorata oltre che dalla precocità della data, 1575, anche da un certo scadimento della pittura in epoca successiva da parte del Biancaro che evidentemente rimasto solo, non riesce a ripetersi nella qualità formale e compositiva forse anche perché concentrata dall’attività parallela di carpentiere in legno.
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