ARTURO MARTINI
Il Tobiolo
Fusione in bronzo
1932
Con Il Tobiolo realizzato in gesso negli anni tra il 1932 ed il 1934 e quindi con la fusione in bronzo conseguente, Martini ritorna a plasmare secondo una forma compiuta quasi verista. Modellato più grande del reale con una adesione anatomica sorprendente, sembra liberarsi dall’impronta plastica arcaica e scenografica a cui l’autore deve la propria fortuna, per consentire alla verità di emergere pura. Solo il viso con gli occhi straniati sembra ancora ancorato alle visione etrusca del passato.
E’ ispirato secondo la descrizione di Martini nei “Colloqui” alla fontana dell’Ammanati in piazza della Signoria a Firenze.
Esposto prima alla Galleria Milano di Milano e poi alla Biennale di Venezia sempre nel 1934 ottiene apprezzamenti da tutta la critica più influente.
L’opera doveva in origine percorrere un progetto della Herta Wedekind proveniente dal soggiorno romano del 1912. Ancora una volta Martini fa di testa sua stravolgendo la forma secondo il suo istinto libero.
Arturo Ottolenghi lo piazza comunque al centro della fontana nel parco della Villa di Monterosso, moltiplicandone l’effetto scenografico. Ottiene anche la versione in gesso per evitare ogni possibile riproduzione ulteriore.
Per complicate vicissitudine in epoca moderna l’opera attualmente visibile in loco è una copia dell’originale.