Abigail offre doni a re Davide

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Abigail offre doni a re Davide

Artista: Caccia Guglielmo detto Il Moncalvo

Tecnica: Olio su tela,

Opera In Archivio, In Vetrina
Anno: 1616
Misure:
Note:

GUGLIELMO CACCIA detto IL MONCALVO

Abigail offre i doni a re Davide

Olio su tela

1616

Chiesa di Santa Maria di Canepanova,  Pavia

Nella chiesa di Santa Maria di Canepanova a Pavia, altro luogo di culto gestito dai barnabiti, Guglielmo Caccia lavora nel 1616 ad un intero ciclo con sei tele e sedici figure affrescate. La vicinanza di padre Lorenzo Binago con la sua possibile influenza ed il clima culturale di Milano lo conducono, almeno nelle tele, ad un aggiornamento stilistico ed in particolare ad un impreziosimento della descrizione pittorica che diviene improvvisamente curata e giocata su caratteri luministici raffinati. 

Il santuario di Santa Maria Incoronata di Canepanova deve la sua origine alla venerazione di una immagine, ritenuta miracolosa, raffigurante la Madonna che allatta il Bambino, la quale si trovava su di un muro di una casa di famiglia dei Canepanova. Il termine sembra derivare dal longobardo “canepha”, magazzino. Pare che l’affresco fosse anche venerato dalle duchesse Bona di Savoia ed Isabella di Aragona, rispettivamente madre e moglie del duca Gian Galeazzo Sforza (1469-1494).

La costruzione della chiesa va fatta risalire ai primi anni del Cinquecento, con l’inizio delle celebrazioni nel 1510. Nel 1557 la Confraternita di Santa Maria Incoronata di Canepanova, che gestisce il luogo di culto, vista la gravità dell’impegno, ne affida il mantenimento alla Congregazione dei chierici popolari di San Paolo, che hanno la sede dell’ordine a Milano nella chiesa di San Paolo e Barnaba. L’atto di subentro viene stipulato il 14 giugno 1557. 

L’apparato decorativo è pensato per esaltare la figura di Maria Vergine e quindi le donne presenti nelle Sacre Scritture che anticipano i passaggi del Nuovo Testamento.  

La prima tela realizzata dal pittore di Montabone è Abigail  offre doni a re Davide 

(GCM000137). La scena riprende il passo del libro di Samuele 1.25, con la donna che si inginocchia ai piedi del re per porgere i doni che il marito, Nabal,  con arroganza gli aveva rifiutato. Re Davide colpito dal gesto risparmia la vita agli uomini della tribù. Nabal dieci giorni dopo muore e Abigail sposa re Davide dandogli il figlio Kileab. La vicenda attende alla Vergine che placa l’ira divina con la sua intercessione. La tela come anche nel resto delle opere viene realizzata a Milano e quindi trasportata a Pavia. Le sei scene descritte su tela sono capolavori del Guglielmo maturo. Ispirato e cosciente di non potere avere cedimenti stilistici e tecnici nei confronti della difficile piazza lombarda, offre il meglio del suo repertorio. Sfugge al veloce lavoro della bottega che in tante opere lo avevano contraddistinto, per analizzare con cura e dovizia ogni figura e soffermarsi sull’invenzione dell’impianto generale. La luce si spegne per lasciare emergere le tonalità in cui sono rappresentati i personaggi ed i loro smaglianti abiti. Il disegno con cui vengono descritti, il re, Abigail con i suoi servitori, i soldati ed il mulo sulla sinistra, rasenta la perfezione. Sulla destra il bambino che abbraccia il mantello di re Davide, a trattenerne dolcemente il passo, è il figlio Kileab che loro avranno una volta sposati. 

Il cielo notturno lascia intravedere l’arrivo del giorno e le nuvole minacciose sembrano dissolversi.