Crosio Luigi

 

 

LUIGI CROSIO
(Acqui Terme AL 1834 – Torino 1915)

Lorenzo Zunino
Luigi Crosio nasce ad Acqui Terme il 15 agosto del 1834, trasferitosi a Torino probabilmente al seguito della famiglia si dedica con passione gli studi presso l’Accademia Albertina di Belle Arti. La sua pittura inseribile nel pieno movimento Romantico tipico del XIX secolo, si specializza in un genere a carattere storico sociale con scene di mirabile esecuzione, accurate e descrittive, in cui sono ripresi momenti di vita dell’antica Pompei o dell’antica Roma o ancora dell’Egitto ai tempi dei Faraoni. I personaggi, analizzati con trasporto sentimentale, sono inseriti nella scenografia dell’epoca riprodotta con interesse antiquariale indicativo dell’epoca del Gran Tour.
Negli anni sessanta del secolo si diffonde anche in Italia il gusto per i dipinti a sfondo archeologico con la comparsa della corrente pittorica denominata “Neopompeiana”. L’inaugurazione del genere avviene nel 1861 con il dipinto Bagno pompeiano di Domenico Morelli oggi a Milano presso la Fondazione Internazionale Balzan. Nella scena vengono proposte delle donne intente al riposo ed alla cura del corpo nell’”apodyterium”, lo spogliatoio delle terme stabbiane di Pompei, da poco riportate alla luce. L’opera di Morelli apre una strada ad altri artisti italiani ed europei che ne seguono il percorso con declinazioni diverse che variano dallo storico-erudito, il sognante-distaccato, il decadente-simbolista, fino ad arrivare ad influenzare anche la pittura di genere
Lo stile e la ricercatezza per il particolare storico erudito, in Luigi Crosio possono assimilarsi ai modi dell’inglese Lawrence Alma Tadema, al torinese Celestino Turletti o al vercellese Pier Celestino Gilardi. L’attenzione si concentra sulla scena pittorica scevra da ogni carica simbolica con un interesse per i costumi e la resa dei colori. I personaggi sono inseriti come in una quinta teatrale, ricercando un equilibrio sia nelle masse che nei colori. L’erotismo e la sensualità non vengono considerate degne di essere rappresentate su tela. Non si è a conoscenza di nudi di donne o di temi lascivi nelle opere di Crosio, il quale invece approda con convinzione alle opere di carattere religioso in cui si individua una vicinanza al purismo dei Nazareni che nasconde una severa religiosità personale.
La sua abilità come ritrattista in grado di rendere l’aspetto fisionomico con compiuta introspezione psicologica, gli consente di rendere al meglio i personaggi anche nelle scene complesse sia di gusto archeologico che in ambientazioni in costume del Seicento o del Settecento.
Importante è la sua attenzione per l’arte incisoria e litografica, di cui è maestro e richiestissimo è il suo lavoro per le illustrazioni di libri ed immagini su commissione.
Particolarmente fecondo è il rapporto di lavoro con la casa editrice Kuenzill Brothers in Svizzera con cui sviluppa incisioni e litografie che riprendono talvolta la sua produzione ad olio. In questa ottica è conosciuto il suo lavoro Ritratto di Galileo Galilei incisione realizzata a Torino nel 1869 da un dipinto di Giusto Suttermans e pubblicata sul romanzo storico Galileo Galilei di Mathilde Raven Unione Tipografio-Editrice Torino-Napoli 1869, traduzione del romanzo originale in tesedesco del 1860. L’incisione originale, in base a recenti ricerche, si può ammirare presso il Gabinetto delle Stampe “A. Davoli” nella Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, insieme ad altre dieci incisioni originali del maestro.
Relativamente alla vita privata si sa del matrimonio di Luigi Crosio con una non meglio precisata Paolina avvenuto forse nel 1860. Dal matrimonio nascono quattro figlie di cui una Carola Crosio risulta andata in sposa a Giuseppe Peano (1858-1932) celebre matematico conosciuto per essere in rapporto di corrispondenza con il grande filosofo inglese Bertrand Russell. Le cronache dell’epoca parlano di una Carola Crosio molto attenta al mondo dell’arte ed in particolare alla musica e presente con il marito alle prime di due opere di Giacomo Puccini, la Manon Lescaut nel 1893 e la Boheme nel 1896 entrambe andate in scena al Teatro Reale di Torino. Il gossip dell’epoca narra di un Giuseppe Peano, durante le due rappresentazioni, placidamente addormentato.
Secondo alcune corrispondenze di un dipendente della Kuenzill Brothers, emerse nel Novecento relativamente a controversie legate alla attribuzione dell’opera Madre Tre Volte Ammirabile in origine Refugium Peccatorium, il volto della Madonna è quello di una figlia di Crosio. Il quadro dipinto nel 1898 è attualmente a Schoenstatt in Svizzera, considerato vero oggetto di culto da parte della comunità locale ed in almeno novanta paesi nel mondo. In un primo momento era stato erroneamente attribuito genericamente alla Scuola Nazarena, operante in Germania e Roma ben prima della nascita di Luigi Crosio. L’accostamento può farsi interessante se si considera la Scuola Pre-Raffaellita inglese di fine Ottocento, a cui la Madre Tre Volte Ammirabile può assimilarsi per la cura del dettaglio, la luminosità dei colori e la forte carica spirituale espressa.
Opere importanti di Luigi Crosio sono presenti al GAM di Torino, come La bibbia del curato, Maria Luisa Gabriella regina di Spagna e Maria Teresa di Savoia principessa di Lamballe.
Nel 1882 partecipa con il concittadino Baccalario Angelo all’esposizione di Nizza Marittima, con l’opera “Chatelaine du XVI siècle”.
Sembra che la sua fama non abbiano impedito all’artista di dedicarsi a committenze acquesi. Dalle pagine della Gazzetta d’Acqui dell’ottobre 1889 e poi del marzo 1890 si apprende come Crosio realizzi il ritratto ad olio di “Jona Ottolenghi” da collocarsi nell’asilo comunale.
Negli ultimi anni alcune opere ad olio sono apparse sul mercato antiquariale internazionale. Tra queste “Interno a Pompei” olio su tela cm 52×78, “Al mercato delle schiave” olio su tela cm 54×78, “Dolce lettura” olio su tavola cm 50,5×35, “Scena orientale – nell’harem” olio su tela cm 53×77.
Un’opera di Luigi Crosio fa bella mostra di sé alle spalle della poltrona del sindaco nel suo ufficio. La tela dal titolo ipotizzabile “Le prigioniere” è datata 1858 e raffigura una scena complessa in cui una giovane madre con la figlia, minacciate da un pirata saraceno vengono condotte in direzione del mare per essere imbarcate e rese prigioniere.

Intorno al 1866 il comune di Cuorgnè in provincia di Torino, riprogetta lo spazio dell’antica chiesa presente nella propria sede, parte dell’ex convento delle Benedettine sorto agli inizi del 1600, destinandolo a teatro comunale. Le scene ed i fondali vengono dipinti da alcuni degli artisti che nel periodo estivo frequentano il vicino paese di Rivara, che diede il nome alla celebre e gia menzionata “Scuola di Rivara”. In particolare opera il caposcuola, Carlo Pittara. Ad occuparsi della decorazione degli interni vengono chiamati alcuni artisti torinesi, tra cui Luigi Crosio, che si occupa della realizzazione delle figure.
Oggi questo piccolo gioiello artistico e storico, per problemi di sicurezza, ospita solo mostre di arte contemporanee nell’attesa di ritornare all’antico splendore.

Opere di questo artista: