Clemer Hans

HANS CLEMER

(Fiandre ante 1470 – Saluzzo 1511)

Hans Clemer, conosciuto in precedenza come il Maestro di Elva, nasce probabilmente nelle Fiandre anche se il nome lascia aperta una origine tedesca. Vive per un periodo in Francia da cui un documento conservato ad Aix-en-Provence in cui vengono citati due cugini artisti, Josse Lieferinxe e il maestro Ans.

Secondo recenti studi Hans Clemer conosce il marchese di Saluzzo Ludovico II in Provenza intorno alla fine degli anni Ottanta del secolo, al seguito della sua seconda moglie Margherita di Foix, pronipote del re di Francia. La giovane nobildonna contrae le nozze con il marchese, al tempo cinquantaduenne e giunge a Saluzzo nel 1493. Il pittore si stabilisce in pianta stabile nella capitale del regno nei primi anni Novanta, sotto la diretta protezione dei marchesi, che evidentemente avevano avuto modo di osservare dei lavori del fiammingo in Provenza e di apprezzarli.

Il 24 luglio 1494 Carlo VIII di Francia conferisce a Ludovico II il collare dell’Ordine di San Michele, massima onorificenza concessa dal sovrano francese ad un suo alleato.

Intanto Hans Clemer negli stessi anni sposa la saluzzese Caterina Milaneti.

Il prestigio personale del marchese non sembra arrestarsi tanto che nel 1501 è nominato governatore di Asti e nel 1503 viceré di Napoli.

I tratti distintivi del pittore vengono elaborati mediante uno stile che unisce una attenzione per la tradizione fiamminga e tedesca con felici coniugazioni provenzali ed italiane. Anche la tradizione piemontese viene citata nel proprio repertorio ed in particolare si avverte l’influenza del contemporaneo Giovanni Martino Spanzotti di qualche anno più vecchio, il quale opera prima a Vercelli e poi a Chieri. Anche Defendente Ferrari, collaboratore prestigioso del maestro a Chieri, realizza una pittura in cui elabora lo stile fiammingo, inserito nei modi più aggiornati del Rinascimento spanzottiano. Comunque la pittura fiammingo provenzale è ben conosciuta nel Piemonte per l’attività di diversi esponenti, tra cui Antoine de Lohny attestato in Borgogna nel 1466 e morto a nel ducato di Savoia, probabilmente a Torino, nel 1490. Anche i maestri ferraresi e Piero della Francesca rientrano in qualche modo nella visione del nostro artista.

Nel 1496 Hans Clemer realizza il Polittico con la Vergine in trono, il Bambino e santi, per la chiesa di San Giovanni Battista di Celle di Macra. L’opera è realizzata con cinque tavole di pioppo in cui vengono rappresentati al centro la Vergine in trono con il Bambino ed ai lati quattro santi che appoggiano i piedi su di un pavimento in maiolica, rappresentato con una fuga prospettica.

L’opera è commissionata al maestro da Giovanni Forneris di Fiasco probabilmente il parroco dell’epoca. Posizionato sulla parete absidale, è giunto fino ad oggi senza le originali cornici e riporta la data di esecuzione.

Le tavole sono dipinte con tempera all’uovo su due registri sovrapposti. Al centro raffigurata per tutta l’altezza la Madonna con il Bambino che tiene in mano una pera. A destra San Paolo e San Giovanni Evangelista ed a sinistra San Pietro e San Giovanni Battista, il quale presenta il committente in preghiera come era uso al tempo. In mancanza delle cornici ad ogiva in legno decorato e dorato che raccordavano le diverse figure appaiono inseriti in tondi, a sinistra San Sebastiano e San Michele, al centro l’Annunciazione con l’arcangelo e Maria, a destra Santa Maddalena e Santa Caterina. Nel registro superiore le figure sono rappresentate di tre quarti con a sinistra San Lorenzo con la graticola e Sant’Antonio Abate con il campanellino ed a destra Santo Stefano con i sassi della lapidazione e San Nicola da Bari con i tre bambini resuscitati. Al centro due angeli sostengono un cerchio che in origine ospitava una decorazione a rilievo scomparsa con tutta probabilità il monogramma cristologia IHS.

In questa prima opera piemontese Clemer si rivela ancora insicuro nella rappresentazione plastica che poi lo contraddistinguerà nel futuro e fonde le suggestioni di area provenzale come il gusto per la decorazione esaltata dal fondo oro, con il tentativo della emersione dei volumi delle figure grazie agli influssi di area lombardo ferrarese.

Tra il 1496 ed il 1500 sono da ricondurre gli affreschi della chiesa della Beata Vergine del Rosario di Bernezzo. La piccola abside a ridosso del campanile conserva la volta gotica a crociera nelle cui vele sono dipinti da Hans Clemer gli Evangelisti.

Nella Madonna della Misericordia databile forse tra il 1499 ed il 1550 e realizzata originariamente per la cappella marchionale del Castello di Revello ed oggi visibile nel Museo di Casa Cavassa a Saluzzo, lo schema compositivo riprende modelli provenzali, ma in cui si innesca una straordinaria attenzione per la luminosità, a cui l’oro dello sfondo e l’abito della Vergine conferiscono brillantezza e leggerezza.

Clemer si distingue in questa opera con la vigoria marcata per il disegno e la forte caratterizzazione realista dei personaggi. Gli angeli che fanno corona alla Vergine rivelano la conoscenza delle opere dello Spanzotti con il modellato scarno ed essenziale, così come alle madonne spanzottiane si rifà la Madonna con l’oro delicato della chioma, il pallore quasi slavato del volto e la bellezza trattenuta del viso. La stessa marchesa Margherita di Foix è rappresentata con l’infante Michele Antonio e sembra confondersi umilmente con la pletora degli altri personaggi.

Nello scorcio del Quattrocento sembra datarsi il piccolo, ma pregevole affresco della Madonna con il Bambino della chiesa di San Michele di Centallo.

A Costigliole Saluzzo Hans Clemer lascia alcune tracce purtroppo conservate in modo precario. A cominciare dal castello Rosso appartenuto ai feudatari Costanzia del ramo dei Burgo dove in una ala viene raffigurata la Madonna con il Bambino San Giovanni Battista e San Gerolamo. La Vergine tiene in mano un uovo dorato ed ai suoi lati sono San Giovanni Battista e San Gerolamo, quest’ultimo personaggio è in onore di Gerolamo Costanzia, fatto impiccare da Carlo I di Savoia anni prima per la strenua resistenza. Sullo sfondo sono rappresentate tre montagne. Una è il Monviso in cui nel 1482 era stato completato il valico, primo collegamento con la Francia per non essere costretti a passare nelle terre dominate dai Savoia. Infatti proprio nel 1486 lo stesso marchese Ludovico II la utilizza per fuggire agli aggressori. 

Nel riquadro di destra è rappresentata la Maddalena con la pisside ed in quello di sinistra Santa Caterina. Questi ultimi due personaggi sono forse stati eseguiti in collaborazione con la bottega.

Sotto al castello sorge la chiesa di Santa Maddalena ed al suo interno è ancora parzialmente visibile il ciclo dedicato alla Vita di Santa Maddalena, riconducibile ai primi anni del Cinquecento. I riquadri sono realizzati a grisaille per cui si crea uno splendido effetto.

Nella cripta sottostante che svolgeva la funzione di cappella cimiteriale contiene il Cristo di Pietà, purtroppo piuttosto deturpato, in cui il Salvatore su fondo rosso con il volto triste e sofferente si erge dal sepolcro. Sono citati dal Clemer i richiami alla passione, come la figura di Giuda, i chiodi, il sacchetto con i denari ed il gallo.

In questi anni di passaggio tra i due secoli si pone il ciclo per la parrocchiale di Elva, dedicato alla Vergine Assunta. La volta è opera di un autore tardo gotico non di sicura attribuzione, si è proposto il nome del Maestro di Brossasco il quale ci ha lavorato intorno al 1470. Le pareti sono invece dipinte interamente da Hans Clemer che ai lati ha eseguito episodi con Le storie della Madonna e dell’infanzia di Cristo, mentre nella parete centrale si staglia una grandiosa Crocifissione. Opera straordinaria per intensità e drammaticità che mostra una preparazione attenta e matura che inducono a ritenere che venga eseguita dopo un lasso di tempo rispetto alle pareti laterali.

L’impostazione scenica dell’intero ciclo risente ancora dell’atmosfera nizzardo-provenzale con una avvolgente luminosità diffusa. Invece l’espressività dei personaggi e la solidità dell’impianto prospettico appaiono debitori del movimento rinascimentale in corso. Il linguaggio spanzottiano viene citato nella dolce impostazione della figura della Vergine nelle scene dell’infanzia di Cristo. Nei vari episodi Clemer si avvale di quinte di gradevole invenzione, come paesaggi rocciosi o eleganti strutture architettoniche. La Crocifissione può ritenersi un piccolo capolavoro per l’impostazione scenica complessa in cui si stagliano le tre croci, sullo sfondo di una umanità caotica e plebea. Il corpo di Cristo sofferente è accompagnato dal ladrone cattivo con la testa abbassata in senso di colpa e quello buono con la testa rivolta al cielo, presago del suo destino. Il figlio di Dio allarga le braccia in entrambe le direzioni per abbracciare il bene ed il male, ma la testa pende verso il bene.

L’opera nel suo insieme mostra la pratica nella realizzazione dell’affresco, nonostante la difficoltà tecnica e qualche piccolo cedimento stilistico. L’importanza del lavoro è testimoniato dalla ricchezza dei colori. Notevoli sono le tracce di doratura sulle aureole e sulle vesti dei personaggi religiosamente più rilevanti e l’utilizzo dell’argento sui finimenti dei cavalli e sulle insegne militari.

Hans Clemer utilizza il nero su gran parte delle figure e sul fondo come base preparatoria per l’azzurro. Il fatto che non si tratti di nerofumo, ma di nero di mica conferma la formazione nordica dell’artista.

Il prestigio dei marchesi di Saluzzo viene in qualche modo celebrato attraverso il Polittico della Madonna dell’Assunta della Cattedrale dell’Assunta di Saluzzo.

Oggi risultano presenti nella cappella del SS Sacramento solo sette scomparti, essendo andati perduti nel corso del tempo il pannello centrale con la Madonna dell’Assunta tra Ludovico II e la moglie Margherita di Foix. Anche due ulteriori pannelli in alto risultano scomparsi.

L’opera è realizzata tra il 1500 ed il 1501 su commissione dei marchesi di Saluzzo per la nuova collegiata poi divenuta nel tempo cattedrale.

I santi raffigurati, tra cui San Chiaffresdo e San Costanzo protettori del marchesato, appaiono nell’eleganza e signorilità di gentiluomini rinascimentali con gli abiti di raffinata fattura e le posture decise e nel contempo aggraziate. La accurata descrizione dei volti e del taglio degli occhi suggeriscono una sofferenza misurata, quasi trattenuta.

La lezione rinascimentale lombarda e financo toscana, risultano evidenti come nella figura del San Sebastiano  e nella prospettiva che fa da sfondo al pannello del santo.

La chiesa di Sant’Agostino a Saluzzo prende avvio il 3 febbraio 1500 alla presenza dei marchesi. Dell’originaria campagna decorativa dei primi anni del secolo rimane l’affresco staccato dalla lunetta dell’antico portale raffigurante la Pietà tra i santi Agostino e Domenico nonché l’affresco della volta dell’abside con la Celebrazione di Ludovico II ed il sole raggiante.

Databile sempre intorno ai primi anni del secolo è il Polittico della Natività della antica collegiata oggi chiesa di Santa Maria Assunta di Revello. L’opera è composta da sei tavole con cornice dorata ed intagliata con a lato motivi geometrici a catena grigi su fondo ocra rossa. Le tre tavole inferiori a fondo dorato, rappresentano San Pietro, San Giovanni Battista e San Paolo. Nei tre comparti superiori sono dipinti San Costanzo e Chiaffredo, la Sacra Famiglia e i Magi adoranti.

Oltre ai marchesi anche le nobili casate cittadine o gli ordini monastici sono interessati al lavoro di Hans Clemer.

Sulle due pareti del cortile di casa Della Chiesa a Saluzzo, il pittore affresca le Storie di David, databili ai primi anni del Cinquecento. Il linguaggio appare vigoroso con un segno forte e caratterizzato da dettagli realistici come nella resa dei volti e degli abiti. La cultura lombarda si rivela nell’uso sapiente della luce e nei riflessi chiaroscurali ed infine nel richiamo rinascimentale del fregio a grottesche. Contribuisce alla straordinaria resa figurativa l’utilizzo del monocromo a grisaille.   

Anche nella parete esterna di casa Cavassa a Saluzzo, sempre negli stessi anni, Clemer realizza un ulteriore affresco a grisaille con le Fatiche di Ercole.

La pennellata sicura ed incisiva permette di eseguire una felice plasticità dei personaggi in cui il chiaroscuro esalta l’anatomia e nel contempo il senso prospettico.

In questa opera il pittore si allontana dalle suggestioni di Elva, mostrando una attenzione aggiornata per lo studio della composizione delle figure e della modulazione dello spazio e della prospettiva,  rivelando la sua raggiunta maturità artistica e la acquisita padronanza eccezionale dei mezzi espressivi.

Tra il 1503 ed il 1505 è databile la Madonna del coniglio del Museo Bandini di Firenze. Opera singolare attribuita a Clemer da Giovanni Romano. Il coniglio ai piedi della Vergine è un brano di intenso realismo che rimanda immediatamente ai lavori di precisione fotografica disegnati da Albert Durer negli stessi anni, tra Germania ed Italia.

Opere di questo artista: